LIV Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia


Questo 1997 sarà pure un anno di transizione fra la vecchia e la nuova Biennale, sarà pure l'anno del "Curatore" e non del Direttore, ma il lavoro svolto da chi scrive e dai suoi più stretti collaboratori, a cominciare dai componenti il Comitato Esperti e dai responsabili delle preselezioni delle diverse sezioni, è stato e ancora sarà per qualche mese un lavoro di ricerca, di elaborazione e di scelte dure, rigorose, talora angoscianti.

Sulla base delle linee programmatiche da me elaborate e presentate ai consigli direttivi della Biennale del 24 gennaio, del 20 giugno e del 17 luglio, abbiamo visionato a tutt'oggi oltre 300 film prodotti in tutto il mondo negli ultimi mesi. Chi scrive li ha visti quasi tutti e dunque, delle scelte compiute e oggi presentate alla stampa, si assume, assolutamente da solo, l'intera responsabilità nel male, mentre nel bene la condivide volentieri con gli "esperti" Roberto Cotroneo, Klaus Eder, Oscar Iarussi, Derek Malcolm e Adrienne Mancia, con il responsabile della sezione "Mezzogiorno" Roberto Silvestri, con i responsabili delle sezioni "Corto-cortissimo" e "Officina veneziana" Malgorzata Furdal e Roberto Turigliatto. E con gli impareggiabili amici veneziani interni ed esterni alla Biennale e con i collaboratori romani.

Nella scelta ci siamo fatti guidare da un denominatore che accomuna tutti o pressoché tutti i film in programma: la ricerca della qualità e il gusto della scoperta, l'individuazione di un progetto filmico innovativo e la sua rispondenza potenziale alle aspettative del pubblico, della critica, degli addetti ai lavori, il rientrare di tutto questo in un preciso disegno (la "filosofia") della 54. Mostra e il rifiuto di qualunque forma di subdola o scoperta e dichiarata "influenza" esterna.

Nessuno - parecchio è cambiato dai tempi in cui facevo parte del Comitato Esperti negli anni ottanta - nessuno (o quasi) si è permesso di fare pressioni o di avanzare pretese sulle scelte mie e dei miei collaboratori, tranne le legittime e qualche volta insistenti "raccomandazioni" degli "aventi diritto": cioè i produttori e i registi di alcuni dei film candidati.

Certamente nelle scelte non ci hanno guidato i criteri dello star-system: e infatti abbiamo spesso rigettato modeste opere interpretate da grandi divi (non facciamo la Mostra per i fotografi); né quelli meccanicamente "autoriali": e infatti abbiamo con dolore rifiutato di inserire, soprattutto nella sezione competitiva, opere di rinomati - spesso "mitici" - registi, autori stavolta di film non riusciti o di basso profilo; pur se qualche piccolo compromesso abbiamo dovuto accettarlo, non ci siamo fatti impressionare granché dalla potenza delle case produttrici e dalle leggende cinematografiche che i loro nomi evocano.

Quella che presentiamo ci sembra dunque una Mostra fortemente innovativa che talora si rivela sorprendente. Ci saranno delle scoperte imprevedibili e impreviste e talune reazioni di felicità: qualche film del concorso - tutto rigorosamente composto da opere in anteprima mondiale - è da storia del cinema. Scopriteli voi colleghi, li scopra la giuria presieduta da Jane Campion (alla sua prima esperienza di giurata) e composta da Ron Bass, Véra Belmont, Peter Buchka, Nana Djordjadze, Idrissa Ouédraogo, Charlotte Rampling, Shjnya Tsukamoto. La completa, ed è un grande onore per la Mostra, un Maestro italiano quale Francesco Rosi che mai prima d'ora ha fatto parte di una giuria e che con estrema umiltà ha accettato il nostro invito che ci sembrava senza speranza.

La 54. mostra presenta anche novità strutturali rilevanti, quali la creazione di una nuova capiente sala, l'abbandono della Sala Perla per le proiezioni per la stampa, la creazione di meeting-points riservati agli addetti ai lavori e ai giornalisti, altrimenti un po' "randagi".

Se sarà una Mostra riuscita lo si dovrà all'abnegazione con cui quasi tutti, a Venezia e a Roma, hanno lavorato in questi mesi. Non posso che ringraziarli, per ora anonimamente, unendomi in questo al Presidente della Biennale Lino Miccichè e al Segretario Generale Gianfranco Pontel.

F. L .


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