Di Giovanni Bogani

VENEZIA - Non è vero, alla fine, che non ci sono i divi. Come vogliamo chiamarli Gerard Depardieu, o Charlotte Rampling, o Emma Thompson che arriva oggi, o Carole Bouquet? O Alida Valli? O lo stesso Michelangelo Antonioni, a cui ieri sera è stato riconsegnato un Leone d'oro alla carriera rubatogli tempo fa? O le attrici del film di Woody Allen, Elizabeth Shuhe e Kirstie Alley? E Willem Dafoe, sconcertante protagonista del "Cristo" di Scorsese? O la pluriacclamata regista Jane Campion, che dopo essere stata celebrata dai festival più grandi è qui dall'altra parte della barricata, come presidente della giuria? E non è che l'inizio. Un inizio, fra l'altro, segnato dalle polemiche. In piena conferenza stampa di presentazione della giuria, mentre parla il direttore della Mostra, Felice Laudadio, squilla un telefonino. Ormai squillano dappertutto, nessuno ricorda di spegnerli. Solo che il telefonino è il suo, di Laudadio. Del direttore della Mostra. Che trasforma la telefonata in evento pubblico. E sbotta, amplificato dai microfoni: "...E io querelo il 'Corriere'!". E dopo un secondo: "...Querelo anche l'Ansa!". L'Ansa, intesa come la più celebre, e attendibile, agenzia di stampa italiana. Che cosa è successo? Ieri mattina il "Corriere", utilizzando come fonte l'Ansa, ha pubblicato fra virgolette una frase che Laudadio avrebbe pronunciato: "Veltroni avrebbe preferito Moretti o Scola a dirigere il festival". "Non so perché escano queste cose, ma è un malcostume giornalistico che va combattuto. E vi annuncio la mia iniziativa di presentare querela contro chi ha diffuso queste false notizie. Poco dopo, abbiamo raggiunto Laudadio. "E' tutto assolutamente falso. Veltroni è sempre stato entusiasta di me e della mia candidatura a dirigere la Mostra; ci sentiamo praticamente ogni giorno, in questo periodo, e certo non lo farei se pensassi di essere una 'seconda scelta'. I rapporti sono ottimi con lui stato entusiasta della mia candidatura. E poi, in questi giorni lo sento quasi quotidianamente, figurarsi se potrei pensare una cosa simile di lui! Comunque, non è Veltroni che sceglie i direttori della Mostra, in ogni caso". In tema di polemiche e di provocazioni, anche questa edizione della Mostra ha il suo "cavallo pazzo". Venezia è stato ritenuto un palcoscenico sufficientemente appetibile anche da un ragazzo che si definisce - anche nei biglietti da visita - "guerrigliero pro-condom". Cioè, volgarmente parlando, a favore dell'uso del profilattico. Una battaglia giusta: il fatto è che questo ragazzone alto ed elegante ieri ha interrotto due conferenze stampa, agitando un profilattico e gridando: "Viva la vita!". La mattina, è stato allontanato dal servizio d'ordine. Nel pomeriggio ci ha riprovato, e si è lanciato verso il palco con Depardieu offrendogli un profilattico. Che Depardieu ha gentilmente accettato, mostrandolo al pubblico e dicendo: "ça sert", "questo serve". Gente piuttosto sconcertata; Laudadio che ha detto al ragazzo, più o meno, "per questa volta va bene; ma adesso goditi il festival, e non ci riprovare più". Abbiamo incontrato il "guerrigliero", che si descrive così: "Sono Gabriele Paolini, il presidente del movimento Sessozip, che combatte una battaglia a favore dell'uso del profilattico. Un festival richiama molti giovani, ed è importante che da qui parta un invito all'utilizzo del profilattico. L'ho fatto anche a Sanremo, ne ho offerto uno a madre Teresa di Calcutta, e a febbraio mi sono vestito tutto da profilattico, coperto di gomma dalla testa ai piedi". Insomma, cose così. Depardieu, sanguigno e possente come nei film, non si è scomposto affatto. Durante l'incontro con la stampa, dopo i ringraziamenti e le dichiarazioni di stima per i grandi con cui condivide, quest'anno, il Leone d'oro alla carriera - Stanley Kubrick, "che tutto il pianeta ammira", e Alida Valli, che è arrivata poco dopo salutata da un applauso fragoroso, commosso - ha parlato di progetti. Tanti. Come sempre per lui, bulimico soprattutto per quello che riguarda il cinema, divoratore di film. Ne farà uno per la televisione, "Il conte di Montecristo", con Sergio Rubini nel cast; sarà Charles De Gaulle in una grande fiction storica; sarà Obelix il Gallico in un film tratto dalle famose strisce di Goscinny e Uderzo. Farà una partecipazione in un film di Mimmo Calopresti, e sarà uno dei Tre Moschettieri in una grande produzione americana, al fianco di John Malkovich e Jeremy Irons. Incuriosisce la sua partecipazione al film "gallico", in cui sarà Obelix, il guerriero dalla enorme pancia e dal gran cuore, oltre che dalla forza strepitosa. "Io sono sempre stato bulimico, c'è chi mi diceva che ero finito nel pentolone del cibo da piccolo, come Obelix in quello della pozione magica. Ma non è vero, sono come tutti; mangio, amo, mi diverto. E' questa la vita, no?". E' questa la vita, con tanti film nel mezzo. E' questo Gérard Depardieu, tyrannosaurus Rex del cinema, pronto a divorare un ruolo dopo l'altro. Quello che invece non passa neppure per la testa ad Alida Valli. Sempre bella, con lo sguardo sempre intelligente, Alida Valli dice: "In questi anni che mi rimangono, mi voglio riposare. Dedicarmi alla mia famiglia, e non pensare al cinema, né al teatro. Voglio occuparmi dei miei cari, e di me. E devo sbrigarmi. E adesso scusatemi, ma sono molto commossa". Non ha pianto, ma semplicemente è rimasta distante, come se il gioco del cinema, della notorietà, del divismo non la interessasse più. E un po', anche il Leone d'oro è qualcosa che vive in lei, ma come una risonanza lontana. "Dovevano darmelo quarant'anni fa, quando ho fatto 'Senso' di Visconti. Me lo sarei meritato, e mi avrebbe aiutato per la carriera. Adesso, sono felice, sì, ma...". E rimane così, come chi non fa completamente parte del gioco. E dopo tante avventure, dopo un continuo rimettersi in discussione, dal cinema dei telefoni bianchi a quello del dopoguerra, da Antonioni a Visconti, fino alle sfide più recenti con Giuseppe Bertolucci, questo suo riserbo, questo suo silenzio, questo suo quasi non voler sentire gli applausi la rendono, se possibile, ancora più grande. Il futuro, spetta a Depardieu ricordarlo. Nel "Conte di Montecristo", reciterà al fianco dei suoi figli, Guillaume e Julie. "Sono orgoglioso di loro, perché non sono come me. Io a vent'anni ero presuntuoso, e un po', a dire la verità, lo sono ancora. Loro sanno equilibrarsi, e ne sono felice. Non ho mai pensato, non ho mai voluto che facessero teatro. Julie studia filosofia, tutti e due studiano cose complicate. Forse non saranno attori, da grandi. Tanto meglio. Saranno persone. L'importante è che conservino la freschezza che vedo in loro adesso. E che abbiano talento, sì, ma nel vivere".

[da La Nazione del 28 agosto 1997]


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